Ambiente

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: Italia indietro con gli obiettivi

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: Italia indietro con gli obiettivi

Il lancio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (indicati nell’Agenda 2030), all’inizio del 2016, ha sancito la strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi del mondo, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

 

Dal rapporto “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) non emergono però risultati incoraggianti: “Nonostante i progressi compiuti in alcuni campi nel corso degli ultimi anni, l’Italia non è in una condizione di sviluppo sostenibile come definita dall’Agenda 2030 adottata il 25 settembre del 2015 dai 193 Paesi dell’ONU. Con gli attuali andamenti, l’Italia non sarà in grado di centrare né i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un cambiamento radicale del proprio modello di sviluppo.”

 

Il rapporto presenta anche alcune proposte per portare il nostro paese sul percorso dello sviluppo sostenibile il più rapidamente possibile.

Vengono elencati, ad esempio, provvedimenti già messi all’esame del Parlamento, ma ancora da approvare  (Disegno di legge: “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque”; Disegno di legge sul “consumo di suolo” e “Legge per la promozione e la disciplina del Commercio Equo e Solidale”) e strategie da adottare ( Energetica, Economia circolare).

 

Parlando specificatamente dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, vale la pena citare l’Obiettivo 6 Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”: dal rapporto ASviS emerge ancora una volta una grave incapacità gestionale delle risorse idriche in diverse regioni e aree del nostro territorio.

“Nel 2015 è andato disperso il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia, con una crescita di oltre due punti percentuali rispetto al 2012 (35,6%). La perdita giornaliera reale, al netto degli errori di misurazione e degli allacciamenti abusivi, ammonta a circa 50 m3 per ciascun km delle reti di distribuzione, cioè un volume che, stimando un consumo medio di 89 m3 annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni di persone. Per ciò che concerne la potabilità dell’acqua, nel 2016 si conferma che il 30% delle famiglie non si fida a bere l’acqua del rubinetto.”

 

Il percorso è appena iniziato, e il ritardo già accumulato dal nostro paese non fa ben sperare. La strada è ancora lunga, ma c’è molto da fare: è tempo di agire.

Per approfondimenti consultare il report di Asvis “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

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