NEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE DORABALTEA, DOVE LE ACQUE REFLUE ENTRANO CONTAMINATE ED ESCONO SANE, È LA NATURA CHE FA IL LAVORO
Perché dovrei risolvere il problema dell’inquinamento delle mie acque reflue ?
In Italia ci sono circa 24 milioni di abitazioni delle quali circa il 30% non sono servite da sistemi di depurazione pubblici e scaricano i reflui direttamente nei torrenti, fiumi, laghi, mare e nei terreni.
Considerando un consumo idrico giornaliero per persona di 200 lt*, è stimabile che dalle circa 8 milioni di abitazioni tutti i giorni vengono scaricati nell’ambiente poco meno di 2 milioni di miliardi di litri di acqua potenzialmente contaminata ed igienicamente pericolosa per l’uomo e l’ambiente.
Le caratteristiche morfologiche della nostra bella Italia, spesso non consentono agli edifici presenti nelle zone rurali immerse nella pace e nella tranquillità, di essere facilmente raggiungibili dalle fognature collettive pubbliche.
Per diminuire il loro impatto ambientale e per azzerare il rischio igienico-sanitario, le normative vigenti in Italia prevedono che le acque provenienti da edifici non collegati a pubbliche fognature devono obbligatoriamente essere in possesso di un sistema di trattamento delle acque reflue indipendente, il quale scopo è quello di rendere le acque idoneamente depurate e non più dannose per l’ecosistema e per l’uomo che lo vive.
Ricreando ciò che avviene in natura attraverso processi biologici in atto da milioni di anni è possibile depurare le acque reflue provenienti da abitazioni ovvero da attività come ristoranti, alberghi, strutture turistiche e di trasformazione alimentare.
Il depuratore biologico è uno spazio confinato, di solito completamente interrato, costituito all’interno di una o più vasche e può essere costruito in materiali cementizi, ferrosi o sempre di più in materiali plastici.
All’interno di questi contenitori a tenuta stagna, vengono effettuati una serie di passaggi obbligati dove l’acqua da depurare entra in contatto con una grande quantità di micro-organismi “buoni” degradatori, che si nutrono dei nostri scarti contenuti nelle acque, identificabili come “micro organismi cattivi” come virus, batteri e composti inquinanti.
I “micro organismi cattivi” sono per i “micro organismi buoni” un alimento che metabolizzandolo e trasformandolo, lo fanno diventare non solo uno scarto innocuo ma addirittura una risorsa per la natura, così da rendere di nuovo l’acqua pulita e scaricabile in sicurezza direttamente nell’ambiente.
Per verificare se la qualità delle acque depurate scaricate in ambiente è igienicamente e sanitariamente sicura, è necessario procedere ad analizzare campioni di acqua depurata attraverso test analitici specifici di laboratorio.
Per aiutare un consumatore nella scelta del sistema migliore per i suoi bisogni esiste il R.Eu. 305/11 ed un Decreto nazionale che prevede che gli impianti di depurazione indipendenti debbano essere certificati CE EN12566. Per il produttore degli impianti di depurazione questo certificato obbligatorio è compilabile solo dopo una lunga serie di test indicati nella norma tecnica, che vengono effettuati presso specifici laboratori accreditati a livello europeo che verificano per quasi 12 mesi le efficienze dei sistemi di trattamento delle acque reflue.
Un impianto non certificato EN12566 è FUORI LEGGE e secondo il D.Lgs. 106/17 sono sanzionabili i soggetti che hanno contribuito alla messa sul mercato di “prodotti non SICURI e PERICOLOSI”, come ad esempio i professionisti, le imprese, i rivenditori e non per ultimi i consumatori.
In un processo di depurazione ben costruito e mantenuto tutti i parametri chimici e batterici risultano rientranti nei limiti di legge per la sicurezza igienica ed ambientale.
*https://www.istat.it/it/files/2014/06/2014_06_26_Report_censimento_acqua.PDF