Ambiente

Prodotti green, quasi l’80% dei cittadini UE sarebbe disposto a pagare di più per averli

Prodotti green, quasi l’80% dei cittadini UE sarebbe disposto a pagare di più per averli
L’89% degli intervistati pensa che acquistare prodotti rispettosi dell’ambiente possa portare vantaggi reali.
La maggior parte degli europei sarebbe pronta a modificare le proprie abitudini di consumo acquistando prodotti più “verdi”, anche se molti sono convinti di non essere sufficientemente informati e non si fidano delle argomentazioni ambientali dei produttori.
E’ quanto risulta dall’indagine, denominata “Opinioni degli europei riguardo alla costruzione del mercato unico dei prodotti verdi”, che rivela che il 77% degli intervistati  sarebbero disposti a pagare di più per prodotti rispettosi dell’ambiente, se avessero la certezza che lo sono davvero, mentre poco più della metà dei cittadini UE (il 55%) ritengono di essere informati sull’impatto ambientale dei prodotti che acquistano e usano.
VANTAGGI PER L’AMBIENTE. L’89% dei cittadini UE pensa che acquistare prodotti rispettosi dell’ambiente possa portare vantaggi reali per l’ambiente e che tali prodotti siano efficaci tanto quanto quelli normali (il 74%). La fiducia nel fatto che i prodotti contrassegnati come rispettosi dell’ambiente siano effettivamente meno dannosi è più alta in Portogallo (84%), Malta (82%), Francia (81%) e Belgio (81%), mentre i consumatori più scettici si trovano in Germania (44%), Romania (46%) e nei Paesi Bassi (47%).
I CITTADINI UE CREDONO ALLE DICHIARAZIONI DEI PRODUTTORI. Poco più della metà dei cittadini UE crede in linea generale alle dichiarazioni dei produttori riguardo alle proprietà ecologiche dei loro prodotti (il 52%), anche se la maggioranza degli europei non si fida delle informazioni fornite dalle aziende sul proprio “profilo verde” (il 54%). I paesi UE i cui cittadini sono maggiormente propensi a pensare di essere incappati in dichiarazioni esagerate o ingannevoli sono la Romania (40%), la Bulgaria (40%), la Grecia (39%) e la Lettonia (37%). Tale convinzione è invece meno diffusa a Malta (17%) e in Estonia (20%). I cittadini UE sono peraltro convinti sostenitori della necessità di obbligare le aziende a pubblicare relazioni sul proprio profilo ambientale complessivo e sulle caratteristiche ambientali dei loro prodotti (69%).
DISPOSTI A PAGARE DI PIU’. Per quanto riguarda i costi, due terzi dei cittadini UE (il 66%) sarebbero disposti a pagare di più un prodotto se la garanzia fosse estesa a cinque anni. Oltre nove intervistati su dieci pensano inoltre che dovrebbe essere indicata la durata di vita dei prodotti (il 92%). Quasi la metà degli intervistati negli ultimi 12 mesi ha deciso di non fare riparare un prodotto difettoso a causa dei costi troppo elevati (47%).
Depurazione, sono 258 le amministrazioni coinvolte nelle procedure di infrazione UE. L’allarme dei geologi: «In Italia 40% di fiumi e laghi è inquinato, l’Europa ci sanzionerà»
In Italia l’inquinamento del 40% di fiumi e laghi continua a produrre continue e gravi emergenze ambientali e ci espone persino sotto il profilo finanziario alle sanzioni economiche alle quali presto l’Europa ci costringerà per aver disatteso più d’una direttiva europea e diversi provvedimenti legislativi in ambito di depurazione delle acque reflue. Un conto stimato in circa 700 milioni l’anno, che Stato e Regioni dovranno sopportare, oltre al taglio di alcuni fondi europei, sino a quando non troveranno pieno compimento le disposizioni che sono state attribuite alla nostra nazione.
In Italia sono 268 le amministrazioni coinvolte nelle procedure d’infrazione per carenza o assenza di sistemi di depurazione: 109 sono quelle già condannate in base ad una procedura del 2004 e 159 quelle in corso di procedura dal 2009. L’Autorità per l’energia ha stimato che tra la realizzazione degli interventi già previsti nei piani d’ambito e la costruzione dei nuovi impianti di depurazione necessari per superare le condanne e le procedure d’infrazione servirebbero investimenti per circa 20 miliardi nei prossimi cinque anni.
Intanto anche la pressione esercitata sull’ambiente in genere e sulle acque in particolare dalle attività industriali rimane molto pesante e continuano a preoccupare gli effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi causati dalla presenza di sostanze pericolose soprattutto nelle acque sotterranee, ma anche nel suolo, nel sottosuolo e nei sedimenti.
Promuovere le migliori pratiche nella tutela e gestione delle risorse idriche sotterranee secondo i principi delle direttive Europee e salvaguardare la risorsa idrica in un Paese come il nostro, che purtroppo si contraddistingue spesso per un suo uso scellerato, è quanto meno una battaglia di civiltà, alla quale i geologi si sono ormai da tempo legati.
Sappiamo che In Italia le risorse idriche sono complessivamente sufficienti ai fabbisogni e che il problema risiede nella loro gestione e nel loro uso corretto.

 

Fonte: Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi.

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