L’argomento virus contenuti e veicolati all’interno delle acque reflue è un argomento spinoso e poco conosciuto, che tuttavia merita degli approfondimenti e delle menzioni.
Storicamente parlando è bene ricordare che gravi infezioni o patologie come la peste hanno decimato la popolazione mondiale, condizionando pesantemente la vita quotidiana delle persone.
E’ stato proprio l’avvento della fognatura ad imporsi come soluzione per tamponare il dilagare delle epidemie, andando a rimpiazzare tutte le latrine a cielo aperto e contribuendo così ad innalzare il livello di salubrità delle città e di conseguenza delle abitazioni.
Studi di numerose università internazionali dell’OMS e dell’ISS ci fanno prendere considerazione di come le acque reflue non depurate rappresentino un veicolo di batteri e agenti patogeni, tutti potenzialmente dannosi sia per la salute delle persone, degli animali che per l’ambiente.
Questo raffigura la questione come un potenziale problema se non si predispongono adeguati interventi.
Chiaramente la propagazione di tali agenti lungo il percorso che le acque reflue compiono ha inizio direttamente dallo scarico delle abitazioni, dove i virus escreti dal soggetto infetto con feci, urine, vomito, saliva o secrezioni respiratorie entrano nel sistema fognario.
L’importanza di una corretta depurazione gioca un ruolo fondamentale, in quanto un trattamento fisico/chimico/biologico adeguatamente dimensionato consente di inibire ed inattivare completamente l’azione di tali agenti o virus, trasformando un’acqua contaminata in un’acqua sana.
Il problema sorge quando uno scarico piuttosto che confluire in pubblica fognatura o in impianti di depurazione, viene veicolato direttamente direttamente in ambiente come per esempio sul suolo, tra cui anche il giardino di casa e di conseguenza sul sottosuolo, dove entra in contatto con le falde di acqua potabile, oppure lungo il corso di fiumi e di laghi, inquinandone le acque.
Tali utenze quindi rappresentano potenzialmente dei mezzi propagatori di virus.
La disciplina legislativa italiana di riferimento per la depurazione delle acque reflue è contenuta all’interno del D.lgs.152/2006 noto anche come testo unico ambientale.
“Circa 8 milioni di edifici in Italia non sono collettati ad impianti di depurazione pubblici e con i loro 2 milioni di miliardi di litri di acqua reflua scaricata nell’ambiente non depurata, rappresentano un problema di salute pubblica molto diffuso.” (ing. Caroti B., 2020).
Approfondendo l’analisi sui virus, è possibile affermare che le tipologie di agenti patogeni riscontrabili all’interno delle acque reflue sono principalmente 2:
1-Virus enterici: essi sono per eccellenza i virus trasmessi e trasportati via idrica, vi rientrano per esempio quelli responsabili di conseguenze negative intestinali, tra cui il rotavirus, il norovirus, l’adenovirus enterico e l’astrovirus.
2-Virus non enterici: sono virus attualmente molto discussi, responsabili di malattie respiratorie, come il covid-19. Fino ad oggi non sono sopraggiunte evidenze di trasmissione idrica, tuttavia è chiaro come gli stessi si propaghino attraverso feci e urine dei soggetti contraenti, il che palesa come sia facile che gli stessi prendano parte al ciclo idrico delle acque reflue.
Oggi giorno il mercato offre una serie completa di piccoli/medi e grandi impianti di depurazione biologici capaci di essere applicati a qualsiasi utenza (piccole case, grandi hotel, cantine, grandi imprese), ponendosi come soluzioni individuali compatte ed efficienti per arginare ed affrontare tutte le situazioni disagevoli legate alle acque reflue.
In conclusione appare quindi necessario al fine di tutelare al massimo la salute delle persone e dell’ambiente, predisporre adeguati sistemi di trattamento dei reflui capaci di abbattere tutti i virus presenti al loro interno e rendere salubre e igienico l’ambiente circostante, producendo acqua depurata e sana.